Alla ricerca degli antichi rii di Novi

Rio Merlario, rio della Cerchia, rio Gazzo, rio Chiavarina, rio Brenno, solo per citare i principali. La città di Novi sorse in un territorio ricco di piccoli corsi d’acqua che oggi sembrano spariti. In realtà ci sono ancora, ma passano sotto l’abitato e non ci accorgiamo più di loro, fino a quando eccezionali precipitazioni non ci fanno ricordare della loro presenza.

La riscoperta di questi vecchi rii è possibile grazie a una mappa, predisposta dall’ingegner Edilio Lana nel 1987 e allora pubblicata dalla rivista storica Novinostra. Capire dove passavano questi vecchi rii non è facile. Ancora più difficile capire oggi dove sono finiti.

Rio Merlario

Il rio Merlario nasce al Lodolino e prosegue verso via Verdi. Passa sotto corso Italia, sotto i giardini pubblici poi devia e scorre sotto viale della Rimembranza e prosegue verso San Bovo. Al termine della suo corso, il rio Merlario confluisce nel rio Gazzo, come tutti i corsi d’acqua novesi. Ci sono poche informazioni sugli antichi lavori di copertura di questo rio: l’ultimo tratto del rio Merlario che attraversava i giardini Garibaldi fu coperto nel 1916.

Rio Cerchia

Il rio della Cerchia era chiamato così perché correva di fianco alla cerchia delle mura della città, un tempo difesa da un fossato dove scorreva l’acqua appunto del rio Cerchia. Creato dalla confluenza del rio che passa di fianco a villa Minetta (rio Minetta) e da quello che scende dalla cascina Costa (rio Costa) , passa davanti al piazza Sant’Andrea, prosegue lungo corso Piave e si unisce anche lui al rio Gazzo all’altezza di via Bixio.

La copertura del rio della Cerchia venne effettuata in tempi diversi. Nel 1905 venne coperta la parte che attraversava l’attuale piazza del mercato, con una spesa di 2.200 lire dell’epoca. Nel 1908 venne coperto il tratto di fronte alla filanda Payen (che fu poi sede della fabbrica di lampadine Nitens) mentre l’anno successivo venne coperto il tratto che scorreva di fianco alle mura da Porta Genova a Porta della Valle.

Rio Gazzo

Il rio Gazzo è il più importante tra i rii che passano sotto Novi, anche perché li raccoglie tutti. Nasce nei pressi della cascina Buffalora e scorre sotto via San Giovanni Bosco. Nel corso del suo percorso il rio Gazzo cambia spesso nome. La parte che scorreva di fianco a via San Giovanni Bosco era chiamata rio delle Lavandaie, e dava il nome al quartiere, che ancora oggi i più anziani a Novi chiamano Borgo delle Lavandaie. 

Al Borgo della Lavandaie, all’altezza della chiesa di San Giovanni Bosco, riceve le acque del rio Chiavarina, che scende da villa Pomela. Questo rio venne coperto nel 1875. Il rio Gazzo prosegue verso Novi, passando sotto via Garibaldi. Negli anni Novanta si aprì una voragine lungo questa via, che permise ai novesi di rivedere, per qualche tempo, il fluire del rio. In fondo a via Garibaldi il rio piega verso sinistra, passando sotto vicolo Ghiara e quindi sotto corso Marenco. In vicolo Ghiara è presente, anche se ben nascosto, uno dei pochi accessi di superfice al rio sotterraneo. Nei pressi della stazione il rio Gazzo riceve il rio del Fossato, che scorre sotto via Giacometti, e il rio Brenno. Il rio prosegue poi sotto via Pietro Isola, riceve il rio Cerchia e infine il rio Merlario.

Il percorso del rio Gazzo è abbastanza lungo: uscito da Novi passa nella zona di Castel Gazzo (dove cede parte delle sue acque al depuratore) e attraversa il territorio di Pozzolo. All’uscita di Pozzolo il rio cambia ancora nome, diventando rio Lovassina. Il suo corso prosegue lungo la statale per Alessandria, fino a Spinetta dove viene nuovamente interrato. Alla fine del suo tragitto il rio Gazzo, divenuto Lovassina, cambia ancora nome diventando rio Ressia per gettarsi finalmente in Tanaro.

Un tratto del rio Gazzo in via San Giovanni Bosco fu coperto nel 1890, anche con lo scopo di bonificare la zona in cui era stata costruita la caserma Giorgi. Nel 1905 fu coperta la parte di via Garibaldi, e nel 1924 il tratto di via Pavese, via Bixio e Via Isola. Nel 1939 venne coperto il tratto dei lavatoi nei pressi dalla chiesa di San Giovanni Bosco, e infine nel 1940-1945 venne coperto l’ultimo tratto dalla chiesa al ponte della ferrovia. La copertura del rio proseguì per lungo tempo, fino a che nel 1983 venne coperto l’ultimo pezzo nei pressi di via Pavese.

Negli anni Novanta venne realizzato lo scolmatore, che in caso di piena del rio devia parte delle sue acque verso lo Scrivia. In questi giorni si discute se, in occasione dell’alluvione, lo scolmatore sia riuscito a svolgere il suo compito o meno, visti anche i danni che il rio sotterraneo ha provocato nella zona di vicolo Ghiara, dove alcuni voltini di rimesse si sono sollevati a causa della pressione dall’acqua del rio sottostante. In realtà il grosso dell’acqua il rio la riceve dopo lo scolmatore, che riesce a deviare eccessi di portata che provengono dalle campagne ma non l’acqua che arriva direttamente su Novi.

In questa campagna elettorale, uno dei punti qualificanti del programma presentato dal candidato sindaco Rocchino Muliere è stata l’esigenza di costruire un nuovo scolmatore, in quanto il precedente non è più sufficiente. Questo per due motivi: il primo, il cambiamento climatico che porta ad eventi “monsonici”, con precipitazioni estremamente intense concentrate in un breve periodo di tempo (le cosiddette “bombe d’Acqua). Il secondo, la cementificazione e la conseguente impermeabilizzazione del territorio dovuta agli insediamenti commerciali verso serravalle (retail park e outlet) che provocano un maggiore afflusso di acque meteoriche verso Novi. L’effetto combinato della copertura dei rii avvenuta nell’800, e la cementificazione degli ultimi 20 anni, ha creato una bomba ad orologeria che la città deve in qualche modo disinnescare.

Il rio Gazzo è tristemente famoso anche perché, quando dopo Pozzolo diventa Lovassina, detiene il triste primato di corso d’acqua più inquinato della nostra provincia. Incanalato tra la statale e i campi, molto spesso esce invadendo la sede stradale.

Se andiamo ad analizzare le zone di Novi che più sono state colpite dal flusso d’acqua di lunedì 13 ottobre 2014, e anche per la seconda alluvione del 2019, vediamo che sono proprio le zone dove un tempo scorrevano i rii. Del resto, il percorso delle acque è dettato dalle pendenze del terreno che sono rimaste le stesse, e quindi i vecchi rii non possono che riprendersi i vecchi spazi, quando non possono farne a meno.

il percorso dei rii sovrapposto ad una immagine satellitare di Novi

Fonti articolo:
L’audace colpo dei soliti ignoti e altre storie novesi – Andrea Vignoli – Edizioni Epoké – ISBN 8898452160

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

2 commenti su “Alla ricerca degli antichi rii di Novi

  1. Articolo interessante se non ci fosse la solita propaganda politica pro little rock . Già a metà novesi viene male solo al pensiero a pensare 4 anni con il pd . Almeno

  2. Articolo interessante se non ci fosse la solita propaganda politica pro little rock . Già a metà novesi viene male solo al pensiero a pensare 4 anni con il pd . Almeno

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