Il Sindaco di Novi Rocchino Muliere l’altra sera al teatro Marenco, nel saluto di auguri del concerto di Natale della Banda cittadina, ha voluto ricordare il problema più grosso che la città sta affrontando in questi ultimi mesi: la crisi dell’ex Ilva.
I giorni passano infatti ma dal fronte Ilva non arrivano buone nuove, come forse saprete. La possibile chiusura del più grande polo siderurgico italiano si fa ogni giorno ipotesi più concreta. Per Novi, e non solo per i circa 600 lavoratori del gruppo, sarebbe una vera e propria sciagura.
L’acciaieria da un secolo almeno rappresenta il più grande polo occupazionale cittadino e la chiusura dello stabilimento non solo getterebbe sul lastrico i lavoratori diretti, ma anche tutto l’indotto novese che conta decine di aziende e centinaia di lavoratori.
Ma non basta. Pensate cosa succederebbe, ad esempio, ai conti dell’Acos (società del comune, e quindi dei cittadini) se dovesse perdere un simile cliente.
Come ha giustamente scritto il “sole 24 ore” all’interno del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia siamo allo stallo messicano. L’ultimo CdA è durato solo pochi minuti, il tempo di raggiornare la seduta al 28 dicembre. La palla da un lato è in mano al governo, e dall’altro in mano ad Acelor Mittal. Qualcuno deve tirare fuori i soldi non solo per pagare i debiti pregressi, ma per garantire un futuro al gruppo.
Ecco, a Novi Ligure nella letterina a Babbo Natale scriviamo che anche per l’Ilva si possa assistere ad un lieto fine, come è accaduto per la Pernigotti, qualche anno fa.
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