Perequazione, primo round a Amag. Ma il principio è corretto

Il Tribunale di Alessandria ha accolto  la richiesta di  Amag Reti Idriche e Comuni riuniti Belforte di non pagare a Gestione Acquale quote di perequazione stabilite nel contratto di servizio Servizio Idrico Integrato all’interno dell’ATO (ambito territoriale ottimale) n. 6. 

La questione è molto complessa. Il tribunale ha riconosciuto la legittimità del sistema di perequazione degli investimenti ma non ha accolto la richiesta di pagamento di quanto stabilito dallo stesso, e ha condannato Gestione Acqua al pagamento delle spese processuali. Non ha riconosciuto infine la domanda di risarcimento del danno all’immagine proposta da Amag e Comuni Riuniti verso Gestione Acqua, così come ha respinto l’accusa di arricchimento illecito avanza da Gestione Acqua verso le altre due società. 

Una vicenda complessa, dicevamo, ed è bene ricapitolarla dall’inizio. 

Tutto cominciò nel settembre 2021, quando l’allora Presidente di Amag, Paolo Arrobbio, dichiarò ai giornali l’intenzione della municipalizzata alessandria di procedere all’acquisto di Gestione Acqua, la partecipata Acos che si occupa del servizio idrico. 
Una dichiarazione che lasciò tutti stupiti. Perché mai una municipalizzata di Alessandria dovrebbe comprarsi una partecipata di Novi?

La spiegazione arrivò poco tempo dopo da Giovanni Gnocchi, Presidente di Gestione Acqua.  Scoppiò il caso delle “perequazioni”. Necessario sottolineare che in quel momento sia Alessandria che Novi erano amministrate dalla Lega, mentre oggi entrambe le città sono amministrate da Sindaci del Partito Democratico.

In sostanza le tre società che si occupano di portare l’acqua ai rubinetti della case nelle nostre zone (Gestione Acqua, Amag Reti Idriche e Comuni riuniti Belforte) ottengono dall’autorità di ambito ATO6 (vedi la nota in fondo se non sai bene di cosa si tratta) di poter usufruire di una tariffa agevolata a fronte di un investimento sulla manutenzione e il rinnovamento degli impianti e della rete. I termini  “tariffa agevolata” non devono portare a fraintendimenti: non si tratta di una agevolazione  ai cittadini ma alle aziende, che possono “chiedere di più” in quanto parte degli introiti vengono (o meglio, dovrebbero) essere investiti sulla rete. 

Viene anche messo giù un meccanismo di perequazione, cioè chi investe di meno deve rifondere chi investe di più. È proprio quello che accade: Gestione Acqua fa cospicui investimenti sulle infrastrutture, ma le altre due aziende ne fanno molti meno, incassando quindi di più. 

Proviamo a fare  un esempio semplice. È come se tre studenti universitari affittano una casa, e si impegnano a fronte di uno sconto sul canone da parte del proprietario ad effettuare lavori in casa. Uno degli studenti nella sua camera tinteggia le pareti, cambia le finestre, rifà l’impianto elettrico. Gli altri due si limitano a dare il bianco. Lo studente che ha investito di più, chiede a chi ha investito di meno di girargli quota parte dello sconto di cui hanno usufruito. Un ragionamento logico, e messo giù forse in modo non troppo chiaro (alla luce del pronunciamento del Tribunale)  dalla tre aziende nel contratto di servizio. 

Il presidente di Gestione Acqua Gnocchi spiegò – siamo all’ottobre 2021 – attraverso un comunicato stampa il problema. Le tre aziende hanno dato vita ad una società, Rete Idrica Agc (di cui era presidente Paolo Arobbio), legate tra di loro da un contratto di perequazione, e hanno affidato a Utiliteam, una società di consulenza leader nel settore, di definire precisamente le quote di perequazione. 

«I risultati dello studio – scrisse Gnocchi –  evidenziano che Gestione Acqua risulta essere, per l’anno 2020, creditrice di una cospicua somma in massima parte da richiedere ad Amag Reti Idriche, anche tenendo conto che gli investimenti realizzati da Gestione Acqua superano di gran lunga quelli di Amag Reti Idriche. Si dovrà poi procedere con il calcolo degli scompensi relativi al 2018 ed al 2019 ed in futuro con gli anni successivi».
L’ammontare delle quote stabilite da Utiliteam è significativo: a Gestione Acqua spettano 2.373.79€ da parte di Amag Reti idriche  ed 47.908€ da Comuni Riuniti per il solo 2020. Restano da calcolare gli altri anni.

Ecco forse cosa c’è dietro alla “sparata” di Arobbio, che vuole acquistare una società verso cui è debitore. 

A spiegare per bene come stavano le cose fu l’assessore al bilancio del comune di Novi, Maurizio Delfino, nominato dal sindaco leghista Cabella. Lo fece in consiglio comunale, e quindi ufficialmente: «A fronte di un totale di 69 milioni di investimenti, Gestione Acqua ne ha fatti 42 milioni, pari al 61% del totale, e Amag Reti solo 23 milioni, pari al 33%. L’azienda novese ha fatto forti investimenti, per i quali ha assunto mutui. Seguendo le regole del contratto sottoscritto, le tre aziende hanno dato incarico ad un consulente di livello nazionale (Utilitalia) che ha stabilito, soltanto per il 2021, che Amag deve 2.325.000 a Gestione Acqua, mentre Comuni Riuniti Belforte deve deve 47mila euro. A fronte di questi dati, Amag Reti Idriche ha contestato il risultato, dopo che aveva firmato il contratto di rete e dato incarico di fare i conti di perequazione». 

«Ci sono tre soluzioni a questo punto – proseguì Delfino –  La prima, un intervento dell’Ato  con cui sono stati definiti investimenti e tariffe, che richiami Amag. C’è il rischio che salti la concessione e si vada a un gestore unico, gestore che non può essere secondo me Amag visto anche il debito che ha con Gestione Acqua. La seconda, una soluzione secondo me di buon senso che consiste nel sedersi intorno a un tavolo al fine di far riconoscere ad Amag  il contratto che ha sottoscritto. Terza soluzione, che temo come la più probabile, è il ricorso al tribunale. Il debito di Amag verso Gestione Acqua è molto ingente: oltre 2,3 milioni di auro all’anno per almeno 4 anni, ma si può andare ancora indietro. Temo che prevarrà questa terza strada, con tutte le perdite di tempo e gli oneri legali che comporterà il ricorso al Tribunale.» 

Maurizio Delfino

Delfino concluse il suo intervento con una proposta “shock”, rispondendo alla proposta di Arobbio di comprare Gestione Acqua: «visto che Amag Reti deve almeno 10 milioni di euro a Gestione Acqua, sia quest’ultima a comprare l’azienda alessandrina. È l’esatto contrario di quanto proposto da Arrobbio, ma visto il debito Gestione Acqua può comprare l’azienda dell’acqua di Alessandria, se non addirittura la capogruppo Amag»
Delfino prese nettamente posizione a favore degli interessi novesi, sebbene fosse alessandrino. 

La cosa destò stupore anche in Alessandria, con anche l’intervento sulle pagine del Moscone dell’ex Sindaco Piercarlo Fabbio (vedi link in fondo all’articolo)

Pochi giorni dopo Delfino rassegnò le sue dimissioni dall’incarico di assessore a Novi, ufficialmente per motivi personali. Molti lessero legarono le  sue dimissioni all’intervento in consiglio comunale contro Amag. L’allora consigliere di opposizione Muliere dichiarò chiaramente: “Non credo ai motivi personali”. 

A rileggere oggi le dichiarazioni di Delfino non possiamo negare che azzeccò le previsioni: si andò in tribunale, anziché cercare soluzioni politiche al problema. 

Ora la decisione del Tribunale di Alessandria, per voce del giudice monocratico Antonella Dragotto, ha messo una pietra tombale sulle “pretese” di Gestione Acqua? Parrebbe proprio di no. 

Il tribunale ha confermato la legittimità del meccanismo di perequazione, e non ha contestato le cifre che Utiliteam ha stabilito. Ha rigettato però la richiesta economica di Gestione Acqua perché nel contratto di rete non si è stabilito l’automatismo del pagamento degli impegni economici conseguenti al calcolo  perequazione. A Utiliteam, scrive il Tribunale, non è stato conferito un potere di arbitraggio, ma solo di consulenza. Manca un documento scritto che impegni le tre parti a pagare quanto stabilito. 

Insomma, è corretto il principio, è corretto il calcolo, ma manca l’impegno che vincola i tre soggetti a “perequare” tra di loro. Sulla base di questo, il Tribunale ha respinto la richiesta di Gestione Acqua. “Manca del tutto un documento scritto, proveniente da tutte e tre le parti, contenente tale reciproco obbligo” scrive il Tribunale. Insomma, pare trattarsi proprio di un cavillo. 

Questione chiusa, quindi? Non pare proprio. Il primo round conferma le richieste di Gestione Acqua, ma non riconosce l’obbligo di Amag e Comuni Riuniti a pagare. 

Insomma, si è verificata in pieno la previsione di Delfino. La via giudiziaria non ha sortito gli effetti sperati. Ora, forse, è il caso di tornare alla seconda  via immaginata dall’allora assessore: un tavolo politico. Oppure, resta la prima: l’intervento dell’autorità di regolazione. L’ATO6 potrebbe sentire il dovere di dire la sua in questa vicenda, o forse sarebbe meglio dire che ha il dovere di pronunciarsi, visto che si tratta di un suo contratto di servizio.

Per fortuna il bilancio di Gestione Acqua non soffrirà troppo della decisione del Tribunale: i soldi provenienti dalla perequazione non sono stati iscritti a bilancio, e quindi non si ritrova con un “buco”. 

Questa sentenza, se sarà confermata in altri (probabile il ricorso dei Novesi) gradi di giudizio, pone un altro rischio sul già complesso sistema di gestione dell’acqua. Oggi si penalizza chi ha investito sulla rete idrica, e si favorisce chi non lo ha fatto, evidentemente risparmiando parecchio. Domani, cosa faranno altre aziende davanti al rischio di fare degli investimenti che potrebbero fare la fine di quelli fatti da Gestione Acqua? Il rischio concreto è che gli interventi di manutenzione e ammodernamento delle reti di distribuzione  diventino ancora più rari o spariscano del tutto. 

Per saperne di più: 

L'acronimo ATO sta per "Ambito Territoriale Ottimale" e viene utilizzato nel contesto dei servizi idrici per indicare una zona geografica delimitata all'interno della quale si organizza la gestione del servizio idrico integrato. Il servizio idrico integrato comprende la captazione, il trattamento, la distribuzione e il servizio di fognatura delle acque.

L'istituzione degli ATO è spesso legata a finalità di ottimizzazione della gestione del servizio idrico, promuovendo una gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche. La creazione degli ATO può favorire la pianificazione e la gestione a lungo termine del servizio idrico, la realizzazione di investimenti infrastrutturali e il coordinamento tra i diversi enti e soggetti coinvolti nel settore idrico.

L'ambito territoriale ottimale può corrispondere a una regione, una provincia o una porzione di esse, e viene definito in base a considerazioni geografiche, idrogeologiche ed economiche. All'interno di un ATO, si cerca di garantire un'efficace organizzazione della fornitura idrica e della gestione delle acque reflue, promuovendo al contempo l'efficienza, la sostenibilità e la partecipazione degli utenti.

Nota finale: l’immagine in apertura dell’articolo è stata generata da una IA a cui è stato fatto leggere l’articolo stesso.

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

Un commento su “Perequazione, primo round a Amag. Ma il principio è corretto

  1. ci sono dichiarazioni di Giacomino Perocchio, sindaco. mancato (speriamo per sempre), che gode come un riccio per la decisione e dà ragione ad Amag… ma fa gli interessi dei novesi o degli alessandrini?

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