Casale: anche per il tribunale la malattia dell’annuncite

I mezzi di comunicazione hanno riportato il positivo giudizio dell’attuale maggioranza politica che governa Casale Monferrato, circa l’avvenuta approvazione da parte del Consiglio Regionale del Piemonte di un disegno di legge da inviare al Parlamento per proporre al Parlamento stesso un disegno di legge volto all’approvazione di un provvedimento che sia propedeutico – a sua volta – alla riapertura dei tribunali cosiddetti minori, tra cui quello di Casale Monferrato.

Bene! Ma… è tutto qui?

A parte il fatto che le maggioranze politiche in Regione sono le stesse che ci sono a Casale e anche a Roma, e vi è nella nostra Città un Parlamentare (anch’esso espressione del centro destra) che potrebbe presentare direttamente la proposta, evitando quindi giravolte burocratiche che sono solo perdite di tempo ulteriori, questa “non notizia” mi sembra una classica manifestazione della malattia che ha colpito l’attuale giunta comunale casalese: la cosiddetta malattia della “annuncite”.

“Annuncite” già più volte protagonista in Città: da ultimo con l’annuncio della creazione di mille posti di lavoro e ora con la riapertura del Tribunale.

Intendiamoci: la chiusura dei Tribunali cosiddetti “minori”, tra cui quello di Casale, non ha portato a nessun beneficio per l’utenza, poichè il problema VERO della Giustizia è quello dell’efficienza e della qualità del servizio, non quello del luogo nel quale la giustizia viene resa. Che sia Casale o Vercelli nulla cambia.

Ma occorre tener presente alcuni fattori.

In primo luogo il Tribunale, inteso come vecchio e prestigioso palazzo in un centro cittadino senza parcheggi, coi soffitti alti e le grandi vetrate, simbolo del potere dello Stato, lascia sempre più spazio ad un luogo virtuale, con l’ampia digitalizzazione delle procedure e la progressiva sostituzione della carta con l’informatica.

Inoltre, i soggetti che professionalmente sono addetti ai servizi della Giustizia e che utilizzano il Tribunale, fanno parte della più ampia categoria dei lavoratori “della conoscenza” che intermediano tra i cittadini e i servizi della pubblica amministrazione.

Un’analisi più attenta porterebbe alla conclusione che l’attività terziaria e quella dei lavoratori della conoscenza costituiscono ormai la fetta preponderante degli occupati nella nostra città, essendo ormai già compiuto un processo di deindustrializzazione che ha portato – purtroppo – ad un drastico ridimensionamento dell’attività manifatturiera.

Casale ha ASSOLUTO bisogno, più che del ripristino di situazioni del passato, invece di una programmazione che rimodelli la Città alla luce delle nuove necessità: potenziando le reti informatiche, creando incubatori d’impresa, favorendo lo sviluppo di un nuovo modo di lavorare, divenendo attrattiva anche per come dovranno essere forniti i servizi della amministrazioni pubbliche.

Purtroppo la politica tradizionale, affetta da una visione di breve periodo e presa dalla necessità contingente di avere più voti degli avversari, non coglie le necessità reali e rimane ferma.

Credo che tocchi a quei gruppi sociali, portatori di interessi simili tra loro e tra loro convergenti, genericamente definiti con l’espressione “Società Civile” (espressione che ricorre spesso in questo periodo preelettorale), rendersi protagonisti di un cambiamento che taluni partiti tradizionali hanno, purtroppo, perso di vista.

Roberto Milano, consigliere comunale del Gruppo del Partito Democratico

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