Martedì 18 giugno, alle 17.00, presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia, Patrizia Ferrando presenterà il suo ultimo romanzo “L’anima nei sassi”, edito da Epoké.
Ecco come ce ne parla l’autrice: “L’anima nei sassi” si dipana attraverso il continuo alternarsi di due registri narrativi, tra il racconto di una storia con le sue chiarezze e le sue ombre, le figure di luce e affetti e quelle di meschinità e opportunismo, ricostruita tra cronache e documenti, e il tentativo di dar voce ai silenzi, ai pensieri inascoltati, ai sentimenti negati di una ragazza di Arquata che, nel 1911, divenne suo malgrado celebre perché considerata misteriosa, forse “stregata”.
In pochi mesi, in un periodo sospeso tra anacronismo ottocentesco e contemporaneità ancora ignota che subentrerà dopo il primo conflitto mondiale, incontriamo una vicenda sepolta dall’oblio e specchio di una diversa epoca ma, paradossalmente, capace di offrire spunti di riflessione su fama, aspettative, equivoci e opportunismo nel nostro tempo di social e comunicazione istantanea.
In quel breve arco di tempo, la piccola comunità arquatese, composta da contadini, operai delle fornaci, modesti proprietari, domestiche, commercianti, con l’aggiunta di un ristretto gruppo di professionisti e “notabili” e dei villeggianti a rappresentare un diverso e più cittadino stile di vita, viene portata a intrecciare le sue vicissitudini con temperie nazionali e internazionali, tra credulità, fascino dell’occulto, cambiamenti scientifici. Al centro di tutto fu Maria, sedicenne fragile e spaventata, però mai davvero piegata dagli accadimenti, anche quando questi paiono volti alla tragedia.
Nella realtà italiana del primo novecento, l’isteria femminile era considerata una patologia comune tra le donne, spesso attribuita a disordini mentali o a problemi legati alla sfera sessuale. Le donne che manifestavano sintomi come nervosismo, ansia o depressione, oppure, come Maria, riferivano fatti incomprensibili, venivano spesso etichettate come pazze e sottoposte a trattamenti psichiatrici considerati all’avanguardia all’epoca.
Uno dei rimedi più comuni per curare l’isteria femminile era l’internamento in istituto, nei manicomi, dove per ancora più di mezzo secolo resteranno usuali terapie come elettroshock, idroterapia, e persino la lobotomia. Queste pratiche, considerate inaccettabili e crudeli oggi, erano spesso considerate necessarie per “guarire” le donne affette da isteria e riportarle alla normalità.
Nello stesso periodo, gli studi psichiatrici si incrociavano con un crescente interesse per lo spiritismo e l’occulto. Molti psichiatri e studiosi tentavano di trovare spiegazioni scientifiche per fenomeni inspiegabili, come la trance mediatica, la telepatia e la chiaroveggenza. Alcuni ritenevano che attraverso lo spiritismo si potesse raggiungere una maggiore comprensione della mente umana e delle sue patologie, altri studiavano il potere della suggestione. Fra questi, Enrico Morselli, che prese in cura Maria rivestendo un ruolo centrale nella sua avventura umana.
L’incrocio tra psichiatria e spiritismo provocava sconcerto e controversie nella comunità scientifica dell’epoca, divisa tra coloro che consideravano queste pratiche come pseudoscienze senza fondamento e coloro che intravedevano in esse la possibilità di aprire nuove prospettive di studio e di cura per le malattie mentali. Il seme della “strana ragazza” cade in questo terreno: per fortuna, Maria non conobbe solo gli sviluppi più oscuri.
Il romanzo, col ricostruire e interpretare la sua storia, propone di avvicinare temi che rappresentano uno spaccato affascinante e controverso della mentalità dell’epoca e delle sfide che la scienza doveva affrontare per comprendere appieno la complessità della mente umana.
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