Un mese fa, più o meno, Il Moscone ha pubblicato un mio appello per la raccolta di fondi, medicine e presidi per la cura della persona per un gruppo di bambine e bambini palestinesi ricoverati presso l’Ospedale Gaslini di Genova per essere operati sia per patologie complesse che per ferite di guerra, vista la quasi completa distruzione della rete ospedaliera di Gaza.
Queste famiglie non godono dei diritti che sono stati riconosciuti ad altri profughi, come l’esenzione totale delle cure sanitarie o il diritto di usufruire gratuitamente di tutti i mezzi pubblici, locali e nazionali; per l’acquisto del cibo ricevono una piccola somma settimanale che nei casi di famiglie numerose o con particolari esigenze basta a coprire appena qualche giorno.
La cosa è andata oltre le più ottimistiche speranze; ringrazio tutti gli amici che con la loro sensibilità e generosità hanno partecipato a questa iniziativa, so che non vogliono essere citati, non è per questo che hanno fatto quello che hanno fatto. Veramente grazie.
La settimana scorsa i piccoli accompagnati dalle loro madri e dagli amici volontari di Genova, Eva, Gea e Nick e altri, hanno passato una splendida giornata a Bosco Piano con bagno nel Borbera; le mamme ti salutano mettendosi una mano sul cuore, chinando il capo come è il loro costume, senza toccarti, il gesto è di grande bellezza e gli occhi neri e spalancati di quei piccoli sono proprio come quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti. Mentre li guardavo non potevo non pensare che ciascuno di loro aveva perso una persona cara, ciascuno di loro aveva ancora qualcuno che sopravviveva nel terrore tra le rovine di Gaza. Una grande tristezza. L’amico G., instancabile, mi dice che abbiamo ancora qualche risorsa. Grande G!
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