Mercoledì 11 c.m., alle ore 18:00, si terrà presso la locale biblioteca una conferenza sull’autonomia differenziata, promossa da una forza politica dell’attuale maggioranza che governa la città, dopo la non brillante esperienza della precedente amministrazione, conclusa anzitempo.
Questa forza politica, che purtroppo guida attualmente il governo nazionale, non ha trovato di meglio che presentare una legge che, comunque la si voglia analizzare, presenta dei presupposti che definire inquietanti è un eufemismo.
Una proposta molto contestata perché potrebbe aumentare il divario tra Nord e Sud.
La Camera approva il disegno di legge sull’autonomia differenziata, presentato dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, della Lega. Una proposta su un tema di cui il partito del Nord parla da anni e che deriva dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, in base alla quale le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche.
Il testo diventa legge, divulgato sulla Gazzetta Ufficiale: “Le Regioni e l’autonomia differenziata” del 26 giugno 2024, n. 86, recante le disposizioni per l’attuazione.
L’autonomia differenziata non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa nelle materie di competenza concorrente e, in tre casi, di materie di competenza esclusiva dello Stato.
Ma la questione più intrigante riguarda le competenze che permettono alle regioni di trattenere il gettito fiscale, modificando la distribuzione su base regionale e non nazionale, senza una visione d’insieme delle necessità di tutta la Nazione.
Questo aspetto è dirompente, in quanto alimenta quella forma di egoismo che è la diabolica perfidia del genere umano, spingendo chi ha di più a volere sempre di più. Già adesso, con la distribuzione su scala nazionale, alle regioni, per così dire, arretrate viene destinato un terzo delle risorse, mentre a quelle più evolute, o meglio, le più ricche, vengono concessi i due terzi.
Ciò determina una evidente differenziazione nei servizi essenziali, in particolare nella sanità e nelle scuole, con la conseguenza che la popolazione più intraprendente si trasferisce in zone più progredite, incrementando ulteriormente il progresso.
Ma non solo: le regioni potranno competere in legislazione per: “i rapporti internazionali e con l’Unione Europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l’energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l’ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale”.
Ce n’è abbastanza per trasformare il territorio nazionale in una Babele di norme in cui la confusione diventerà la normalità e, al confronto, il periodo delle signorie potrebbe apparire come un modello di uniformità.
È pur vero che le condizioni particolari di autonomia sono previste dall’art. 116 della Costituzione, ma se non è mai stato attuato è a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra le regioni, che lo rendono particolarmente dannoso e pericoloso.
La proposta del narcisista Calderoli (non nuovo a questi espedienti, vedasi la “legge porcata”), oltre ad aver creato dubbi all’interno della stessa maggioranza, per la vocazione fortemente nazionalista di Fratelli d’Italia (vocazione di facciata, nella realtà c’è la “cadrega”), molto forte al Centro-Sud e meno al Nord, è stata fortemente criticata anche da economisti e sociologi.
Gli studiosi ne contestano sia gli aspetti tecnici sia i possibili effetti sociali estremamente negativi, in grado di aumentare le disuguaglianze a livello interregionale e spaccare il Paese in due.
La legge è stata fortemente sostenuta dal presidente leghista del Veneto, Luca Zaia, un politico la cui esaltazione non ha limiti: che potere è, infatti, se non si dispone delle risorse? Non per niente la legge è stata definita la “Successione dei Ricchi”.
Fortunatamente, il Paese conserva ancora del buon senso, e ci si è prontamente attivati per raccogliere le firme necessarie per promuovere il referendum abrogativo, con il quale queste leggi barbariche verranno cancellate!
Comunque, un Paese che emana questo tipo di legge è un Paese in cui l’egoismo e il tornaconto personale prevalgono a scapito di un’evoluzione di equità socio-economica generalizzata. È destinato al fallimento della coesione sociale ed economica.
Solo menti diaboliche o eticamente deformate possono concepire di trasformare il Paese in una crescente disuguaglianza.
D’altronde, tutta la società occidentale è in una forma sempre più acuta di decadenza; non per niente resta silente di fronte al continuo eccidio di popolazioni inermi.
Nota: l’immagine che correda questo articolo è stata generata dall’AI dopo la lettura dello stesso.
Una risposta a “Solo menti diaboliche o eticamente deformate possono concepire di trasformare il Paese in una crescente disuguaglianza”
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Quando il piduista berlusconi, per fare i suoi interessi privati a spese pubbliche e sfuggire al carcere, decise di portare al governo fascisti e razzisti, in ossequio al Piano che il suo capo Licio Gelli chiamava Progetto di Rinascita, lo fece grazie alle sue TV e ai giornali zeppi di suoi lacché che usarono ogni mezzo mediatico per rincoglionire gli elettori e istupidirli del tutto.
Da allora, lo Stato italiano è stato sempre più succube della peggior feccia, e dei peggiori opportunisti, e addirittura della malavita organizzata, ben radicata nei palazzi a partire dagli stallieri e dai collezionisti di libri antichi rubati alle biblioteche pubbliche.
adesso assistiamo a alcune tardive “riconversioni” di alcuni soggetti che già furono folgorati sulla via di Arcore, e furono parte attiva di quello che di fatto fu un golpe ben orchestrato basato sulla disinformazione.
Riconversioni tardive, decisamente.
Il Piano risale alla fine degli anni 70 del secolo scorso.
Leggetelo e capirete che non poteva esistere buonafede nei sodali dello scempio antiCostituzionale. Solo MALAFEDE e colpevole opportunismo.
https://www.archivioantimafia.org/p2/piano_rinascita_democratica.pdf
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Un commento su “Solo menti diaboliche o eticamente deformate possono concepire di trasformare il Paese in una crescente disuguaglianza”
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Quando il piduista berlusconi, per fare i suoi interessi privati a spese pubbliche e sfuggire al carcere, decise di portare al governo fascisti e razzisti, in ossequio al Piano che il suo capo Licio Gelli chiamava Progetto di Rinascita, lo fece grazie alle sue TV e ai giornali zeppi di suoi lacché che usarono ogni mezzo mediatico per rincoglionire gli elettori e istupidirli del tutto.
Da allora, lo Stato italiano è stato sempre più succube della peggior feccia, e dei peggiori opportunisti, e addirittura della malavita organizzata, ben radicata nei palazzi a partire dagli stallieri e dai collezionisti di libri antichi rubati alle biblioteche pubbliche.
adesso assistiamo a alcune tardive “riconversioni” di alcuni soggetti che già furono folgorati sulla via di Arcore, e furono parte attiva di quello che di fatto fu un golpe ben orchestrato basato sulla disinformazione.
Riconversioni tardive, decisamente.
Il Piano risale alla fine degli anni 70 del secolo scorso.
Leggetelo e capirete che non poteva esistere buonafede nei sodali dello scempio antiCostituzionale. Solo MALAFEDE e colpevole opportunismo.
https://www.archivioantimafia.org/p2/piano_rinascita_democratica.pdf