A Serravalle la trasgressione di sentirsi antichi con Patrizia Ferrando

Martedì 17 settembre alle 17.00, presso la Biblioteca comunale di Serravalle Scrivia, avverrà un interessante incontro dal titolo “La trasgressione di sentirsi antichi”, un itinerario inconsueto tra l’arte e la poesia dei pittori Preraffaelliti, condotto da Patrizia Ferrando.

Un sogno giovane e bruciante di libertà, incanto e giustizia, non può appassire nel fumo di una contemporaneità avida e brutalmente materialista: da un fervore di ragazzi colti e insofferenti si accese una fiamma che ci incanta a centocinquanta anni di distanza. La confraternita dei Preraffaeliti venne fondata nel settembre 1848 da un gruppo di giovanissimi artisti, ventenni o poco più, che reinterpretando il Rinascimento che fu di Botticelli, Beato Angelico e Filippo Lippi, realizzavano opere innovative di contestazione contro i rigidi costumi della società inglese. 

Ne nacque un’arte di sopraffina bellezza, dove ogni dettaglio assume un significato preciso nella narrazione della storia dipinta.

Colpiscono le loro donne dagli sguardi cerulei e dai capelli ramati, ma che nei tratti del viso e del corpo nascondono una femminilità diversa, per certi versi androgina, per altri fortemente sensuale tanto più nel momento in cui s’illumina di spiritualità estetizzante e idealismo nutrito di poesia e tensione intellettuale. Il loro tempo acuisce la vicinanza tra arti figurative e letteratura del presente e del passato, e sperimenta in chiave non puramente estetizzante l’impronta della tensione estetica nella vita quotidiana e comune.

Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne Jones, Frederic Leighton e molti altri, con le loro storie personali, gli amori e il respiro rinnovato di Shakespeare, dell’epica cavalleresca e del richiamo al medioevo italiano e non, raccontano uno dei movimenti più suggestivi del panorama artistico della seconda metà dell’Ottocento. Accanto ai più noti nomi maschili, di grande rilievo sono vicende, scrittura e opere di donne, a partire da Elizabeth Siddall, Jane Morris ed Effie Gray.

Tra i soggetti pittorici prediletti dalla Confraternita dei Preraffaelliti – che col tempo divenne una sorta di associazione di artisti e pittori romantici inglesi, e restò attiva tra la metà del XIX secolo e gli anni Venti del Novecento, quando ancora dichiarava di ispirarsi agli ideali, ai metodi ed alla “pittura prima di Raffaello” – vi è la Dama “perigliosa”, la donna seducente, pericolosamente attraente, ostacolo al cammino iniziatico e circolare di purificazione-perfezione dell’eroe, o nobile e severa, o ancora morente per un amore sofferto, struggente, non corrisposto o vittime di un tragico destino, o, infine, nobile e paradisiaca in termini danteschi.

Le donne dei Preraffaelliti capovolgono in un certo senso l’idea di amor cortese e l’immagine classica e standardizzata della donna angelica o beata, che solo in parte sembra evocare: ben al di là dall’essere delle semplici comprimarie dei cavalieri uomini, relegate al ruolo di nobildonne da conquistare con gesta e virtù cavalleresche, le dame preraffaellite sono le protagoniste assolute della scena, consapevoli della propria bellezza e potenzialità, seducenti e affascinanti, in grado di dominare e condizionare le scelte anche dei più valorosi eroi maschili o, in ogni caso, eroiche, di una bellezza surreale, protagoniste tragiche nella loro simbolica ed emblematica morte. 

Il Medioevo del Ciclo Bretone, arturiano, romanzato da Tennyson e messo in scena da Shakespeare, diventa il filo conduttore di tali opere è lo sfondo per queste bellissime e pericolose dame, in linea con lo spirito e il gusto romantico del tempo volto a fare dell’età di mezzo il momento aureo dell’eroismo, della pura fede cristiana, del fantastico e dell’irrazionale. 

Un revival che aveva i tratti di un ritorno attivo e partecipato all’antico, fatto anche di attenzione alla realtà, non solo un tiepido ed emotivo vagheggiamento, ma un alternativa valida da attuare per rivoluzionare il mondo moderno, sia sotto l’aspetto sociale, economico e industriale -attraverso, ad esempio, le “Arts and Craft” e l’idea di corporativismo sociale di William Morris, ispirato alle Corporazioni di Arti e Mestieri medievali- sia, naturalmente, sotto l’aspetto pittorico, artistico, architettonico, riprendendo e rielaborando modelli, simboli e stili dell’età medievale.

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