Un fiore per Bruto

La sua tomba è sempre lì, con quel piccolo obelisco che la sormonta. Una tela di ragno vi si è appesa, e dondola nel vento. La foto, sempre più sbiadita, lascia intravedere solo una piccola parte del visto. Sotto si legge, a fatica, il nome: Agostino Bruto Millelire. 

Anche ieri, come ogni volta che passo dal cimitero cittadino, sono passato a salutarlo. La piccola tomba è in abbandono, ma qualcuno vi ha posato un fiore fresco. Forse non solo l’unico che si ricorda di lui?

Agostino Bruto Millelire riposa al cimitero di Novi dal 17 maggio del 1887, giorno in cui si sparò un colpo alla testa su di una panchina della passeggiata dei cappuccini (oggi viale Saffi, zona Asilo Garibaldi). Era una giornata di festa, c’era la banda che suonava. Agli ultimi accordi dell’ultima esecuzione, si sentì un colpo. Agostino Bruto era morto, accanto a sé una lettera con le sue ultime volontà. 

la tomba al cimitero di Novi

La famiglia era originaria dell’isola della Maddalena e ho trovato, su un sito di storia dell’isola, alcuni appunti utili per capire chi fosse.
“Questo sfortunato giovane merita qualche nota. Sappiamo che nacque nel 1855 e che fu battezzato dallo zio Antonio “in assenza del padre” che, forse, era già morto. Il suo nome riprendeva quello del nonno paterno, Agostino, quello del padrino, Antonio, e un terzo, Alberto. Ma lui si faceva chiamare Agostino Bruto per qualche ragione che ci sfugge, ma che è probabilmente legata alle sue idee politiche e sociali. Le notizie che lo riguardano le apprendiamo dai giornali di Novi Ligure, di Genova e di Piacenza del 19‐20 maggio del 1887 e, in particolare, da La Raccolta di Novi, di cui egli era direttore e proprietario. Aveva già diretto altre testate come II Popolo, La Maffia rossa di Genova, La verità di Porto Maurizio e anche, seppur per breve tempo, Epoca. 
Così lo descrivono i giornali: “Sceso da nobile lignaggio che aveva dato alla patria una schiera di valorosi i cui nomi sono segnalati nei fasti della marineria sarda e italiana, per impulso di cuore e per giovanili entusiasmi, s’era dato alla causa popolare e nella lotta quotidiana ardito campione della democrazia militante, incurante di sé, rassegnato a tutto, sacrificò posizione e brillante carriera, affrontò impavido più volte il terreno (si ricordava, fra l’altro, un duello nel 1879 finito con la morte del contendente, Andrea Gibelli) a salvaguardia dell’intemerato nome che portava, sofferse carcere ed esilio…. Scrittore, polemista, poeta… la lotta fu per lui elemento di vita… Gli operai trovano sempre in lui valido appoggio, a tutti è nota la questione delle filatrici, vuole l’istruzione e l’educazione del povero, istituisce il sodalizio educativoSi ricordavano le sue “brillantissime campagne sbandando la camorra novese e mettendo al silenzio gli uomini che avevano tentato o tentavano di spadroneggiare la cosa pubblica servendosi di questo mezzo per imporre le personali loro mireʺ.

( Fonte: https://lamaddalena.info/francesco-millelire-agostino/)

La Società del 22/05/1887

Scarne le informazioni che riesco a mettere insieme. Era giornalista ed editore. Le sue idee probabilmente erano socialiste, o forse anarchiche. Di nobili origini, era rimasto orfano e non aveva avuto vita facile. Una vita breve, che a 32 anni si concluse su quella panchina di Novi.
La sua penna doveva essere affilata: nei giornali dell’epoca si leggono di processi e scontri, legati a suoi scritti. Nel 1886 si legge su “La Società” una lettera di tal Giavotto Emilio di Serravalle, apostrofato come “grosso imbecille” dal Millelire sulle pagine de “La Raccolta”, che lo invita ad andare a dirglielo in faccia e che avrebbe avuto il fatto suo.

Millelire non gode di pace neppure da morto. Nel 1888 “la società” dà notizia della avvenuta profanazione della sua tomba.
Se qualcuno possiede qualche informazione in più su questo ospite quasi dimenticato del cimitero cittadino… si faccia avanti.

La Società del 29/04/1888

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

Un commento su “Un fiore per Bruto

  1. Mi ricordo che mi hai raccontato la sua storia anni fa ad una festa dell’unità avevi aggiunto anche altro che ti aveva raccontato un vecchio signore di monterotondo mi pare ma son passati tanti anni

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