Maschilismo. È quel sentimento che nasce e matura fin dalla più tenera età, secondo il quale gli uomini, in qualche modo, sono superiori alle donne. È un’idea che nasce e cresce fin dalla più tenera età e che non colpisce soltanto i maschi, ma anche le femmine.
Il maschilismo non è un’invenzione di qualche donna, ma un fatto che impera quasi indisturbato nella nostra società, muovendosi silenziosamente e andando a colpire le sue vittime nella maniera più subdola. È quello che è successo a mia madre, rea di non aver concordato con il Sindaco di Tortona, Federico Chiodi, che aveva chiesto alla Regione di riservare alcuni posti dell’ospedale della città – per la seconda volta Covid Hospital – ai Tortonesi, come se ora, in un paese civile, si potesse dire a qualcuno in pericolo di vita che no, non può ricevere le cure perché gli unici posti liberi sono stati riservati per qualche eventuale malato nostrano. Insomma, non concordando con la proposta assurda del primo cittadino si è vista, per la seconda volta, rivolgere insulti sessisti e dallo stampo chiaramente maschilista da uno dei consiglieri di maggioranza del Comune, Nicolò Castellini.
Se già questa situazione poteva apparire quantomeno surreale, tutto ciò che ne è conseguito lo è stato ancora di più, tra un silenzio imbarazzante da parte del Sindaco per ben due giorni e gli amici di Castellini che, non contenti del già risultato raggiunto dal consigliere, hanno pensato di rincarare la dose, Casa Pound che, per non tradire la propria indole, ha deciso di schierarsi contro chi si sentiva offeso, piuttosto che ai “commenti stupidi sui social”, voci secondo cui il povero Castellini sia stato vittima di una trappola che mirava a colpire il primo cittadino e, infine, un comunicato sicuramente molto discutibile da parte del Comune. Con tutta sincerità, non avrei mai pensato di assistere a un simile spettacolo.
Tralasciando tutte le miserabili esibizioni di amici e simpatizzanti di Castellini, ciò che più ci ha colpite è stato il modo con cui il Sindaco, Federico Chiodi, ha deciso di rispondere a quello che, ormai, era diventato un caso nazionale. Lo ha fatto solo dopo parecchio tempo, quando era chiaro che la speranza che il tutto finisse nel dimenticatoio fosse assolutamente vana. Così, dovendo per forza dire qualcosa, è uscito un comunicato dal sapore sicuramente amaro. Un comunicato in cui si insinuava che mia madre avesse provocato il povero consigliere – come se fosse una giustificazione – colpevole, solamente, di uno scivolone su Facebook. In fondo non si può certo ridurre una persona a una frase su un social, no? Soprattutto se questa persona fa anche volontariato. E poi, c’è addirittura chi avrebbe fatto peggio più di due anni fa, trovandosi coinvolto in una rissa in consiglio comunale, senza ricevere alcun provvedimento, soprattutto grazie all’infinita misericordia della Lega, che effettivamente parrebbe averne anche troppa, specialmente nei confronti delle nostre “risorse”.
Quella frase su Facebook è una sciocchezza, una caduta di stile dettata soltanto dal forte periodo di stress e difficoltà, nulla di più. Questo il pensiero del Comune. Ma siamo davvero sicuri che i social siano qualcosa di lontano e estraneo a noi? Che non rappresentino la realtà, magari in maniera più cruda e diretta? Io credo che Facebook, come tutto il web, sia soltanto un riflesso della società di oggi, dove i peggiori istinti e pensieri, nell’illusoria protezione dello schermo, si manifestano in tutta la loro veridicità. Non c’è nulla di irreale o meno significativo in ciò che si scrive su internet, anzi. Non è un caso, infatti, che da ormai diversi anni molte aziende si preoccupino di guardare e analizzare i profili social di chi si propone a loro per un lavoro, così da capire in maniera chiara e veloce chi sia veramente la persona interessata. Un uomo che decide di attaccare per più volte – e non una come si sostiene nel comunicato – una donna con insulti sessisti non è vittima di un momento di follia, ma semplicemente del suo “io”. Sì, perché il maschilismo non si manifesta per sbaglio, esplodendo impetuosamente, invece, in chi ne è figlio e sostenitore convinto.
In un mondo ideale una persona come Castellini, oltre a non ricoprire ruoli pubblici, si sarebbe dimessa nei tempi più brevi possibili, mentre qui, a Tortona, sembrerebbe che le lacrime di coccodrillo siano state sufficienti, anzi, anche troppo secondo qualcuno. È per questo che la favola del così bravo volontario attento al prossimo fa acqua da tutte le parti, dimostrando, invece, quanto oggi ci siano sempre meno persone capaci di pensare al rapporto causa-effetto e di assumersi le proprie responsabilità, finendo per nascondersi o farsi nascondere dietro a presunte giustificazioni di dubbia efficacia.
Forse è proprio questo che manca al mondo, il senso di responsabilità. Quel senso che dovrebbe portare a pensare e a ragionare prima di fare qualunque cosa, ben consapevoli che a ogni azione segue una conseguenza. Il fatto che a qualcuno possa mancare rattrista e preoccupa, soprattutto se quel qualcuno è un consigliere comunale, ma infastidisce e allarma ancora di più che un’autorità come il Sindaco non abbia voluto dissociarsi realmente da un suo politico, libero di ricommettere lo stesso errore ricoprendo esattamente la stessa carica. Ha deliberatamente scelto di lasciare che i propri cittadini siano ancora amministrati da una persona che non è assolutamente nuova a insulti sessisti e volgari, andando a creare un precedente gravissimo, ovvero quello secondo il quale chiunque potrà insultare e attaccare, perché tanto le conseguenze saranno nulle. E bisogna riconoscere che gli effetti delle sue scelte non si sono fatti attendere, visti i post di alcuni esponenti politici che non hanno avuto alcuna difficoltà nel proseguire sulla strada di Castellini.
E, allora, io mio chiedo se fosse questo il cambiamento tanto promesso dalla Lega.
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2 commenti su “Tortona: quella fastidiosa mancanza di responsabilità”
Comments are closed.
Non ne farei solo una questione di maschilismo, ma anche di educazione, civiltà e mancanza do argomenti e capacità per sostenere una discussione costruttiva.
Vorrei ricordare a questo signore che tutti, pagando il diritto all’assistenza sanitaria, ne hanno diritto, ovunque si trovino sul territorio italiano.
No, oltre che di maleducazione e dl irresponsabilità, qui si tratta proprio del più becero maschilismo, attraverso il quale un uomo pensa di zittire una donna che la pensa diversamente da lui non opponendo argomenti, ma con insulti di carattere sessuale (“invece di usare il cervello, usa la vagina o stai ai fornelli. E se ti impunti su una questione, sicuramente sarà perché non scopi abbastanza”). Guardate, con questo tipo di atteggiamento nauseante (che può provenire sia da una persona di scarso livello intellettuale che, in modo più subdolo, da un uomo “colto”), qualunque donna con due idee in testa prima o poi nella vita si viene a scontrare. Ed è una cosa tristissima. Contro la quale, personalmente, ho sempre combattuto e combatterò.