Ma a Tortona cosa si intende per cultura?

Vivo a Tortona, l’antica Dertona romana, una città ricca di storia e di patrimonio culturale.
Da sempre penso, l’ho già scritto e sostenuto in altri articoli, che questo patrimonio non riesce a essere valorizzato quanto potrebbe, anzi sul tema potrei sciorinare una lunga serie di scelte ed errori clamorosi nella gestione di alcuni siti, basti citare l’esempio degli scavi del porto canale sepolto da una gettata di cemento armato su cui è sorto il supermercato Esselunga.oppure quello relativo alla scelta demenziale di trasferire un pavimento a mosaico ritrovato in Piazza delle Erbe all’Iper, piazzandolo sulla parete della scala mobile.
Sono solo esempi, esempi legati al passato, ma veniamo ai giorni nostri e alla parola cultura ritornata in ballo nelle ultime settimane per alcune proposte dell’Amministrazione comunale.
La prima, ora ritirata, ha fatto molto discutere. Si proponeva l’assunzione di una figura professionale addetta alla promozione di eventi e manifestazioni culturali. Probabilmente il ruolo avrebbe potuto essere ricoperto da un esperto del settore, ma le proteste della minoranza, hanno indotto la giunta a un ripensamento. In Comune a Tortona esiste, infatti, un ufficio dedicato allo stesso scopo con un numero più che sufficiente di addetti e un dirigente a sovrintendere il tutto.
Ci si chiede quale fosse il bisogno che l’Amministrazione abbia voluto esplicitare con la richiesta di una figura professionale così specifica, forse l’incapacità o l’inerzia dell’ufficio in questione?
Non so dare una risposta al quesito e soprattutto non riesco a immaginare quali eventi e quali iniziative culturali potessero essere organizzate dal professionista che avrebbe ricoperto il ruolo.
Comunque ritirato il progetto del super esperto, contestualmente è stata presentata l’istituzione di un tavolo della cultura che dovrebbe appunto promuovere il ricco patrimonio tortonese.
Ed è a questo punto che mi sono chiesta cosa intenda l’amministrazione per cultura e quali possano essere le manifestazioni e le iniziative che intende promuovere.
Ultimamente spesso, e non solo a Tortona, i cosiddetti “eventi” ai quali si abbina, a volte, la parola “cultura”, sono in realtà banali promozioni commerciali.
Niente in contrario alla valorizzazione del “territorio”, parola un po’ abusata o usata a sproposito, se questa serve a creare movimento in città dando anche occasioni di guadagno per i nostri commercianti, ma forse stiamo parlando di “coltura”, non di cultura.
Questa confusione d’intenti porta a mettere in secondo piano i veri problemi legati all’ambito culturale cittadino.
Mi concentrerò sul problema che mi sta più a cuore: la riapertura del Museo archeologico.
Per chi non lo sapesse esiste una vasta quantità di reperti di grande valore ritrovati in città, una parte cospicua dei quali era custodita nel vecchio Museo archeologico sito nel Palazzo Guidobono. 
Anni fa il Museo venne chiuso e tutti i reperti vennero trasferiti dalla Sovrintendenza archeologica a Torino.
Da allora si è parlato a lungo di una possibile riapertura che, in alcuni momenti, è apparsa vicina, soprattutto nell’ultimo periodo della passata amministrazione.
L’assessore e vicesindaco Marcella Graziano si era, infatti, molto impegnata in questo senso, favorendo alcune mostre temporanee che avrebbero dovuto costituire delle manovre di avvicinamento alla riapertura del Museo.
Al proposito ricordo che erano stati stanziati a bilancio fondi dedicati appunto a questo scopo.
A distanza di un anno e mezzo dall’ingresso della nuova amministrazione ci chiediamo che fine abbiano fatto questi fondi e che a che punto sia il progetto del nuovo Museo.
Sarà questo uno dei temi che verranno portati avanti dal testè istituito tavolo della cultura?
Mi auguro proprio di sì, oltre ai reperti custoditi in precedenza, i Tortonesi aspettano di poter ammirare quelli ritrovati negli scavi più recenti, tra i quali quelli appartenenti a ciò che potremmo chiamare “il tesoro dei Goti”, ovvero gli oggetti preziosi e di gran pregio trovati tra Via Bandello e Via San Marziano.
A Tortona abbiamo un Museo diocesano, una Pinacoteca di valore dedicata al Divisionismo, un Museo delle macchine agricole Orsi, persino un Museo del mare, manca solo il più importante di tutti: il Museo archeologico.
Un Museo a cui si potrebbe unire un percorso cittadino tra i numerosi resti, che andrebbero valorizzati da cartellonistica specifica, con visite guidate che potrebbero completare l’esposizione dei reperti a cui affiancare, come si fa altrove, eventuali laboratori archeologici rivolti alle scuole di tutto il territorio.
Dite che non è possibile?
Ad Acqui Terme esiste tutto questo, Museo e percorso cittadino e si tratta di un piccolo centro come il nostro.
Stessa cosa avviene ad Alba e più vicino a noi, a Casteggio, dove esiste un Museo archeologico, il MAC, attivissimo, non solo nell’esposizione dei reperti, ma come punto di riferimento per le campagne di scavo dei dintorni e come apprezzato centro culturale.
Perché non a Tortona?
Perché, ricordiamoci, cultura non è solo degustazioni di Montebore e Timorasso, pur apprezzando entrambi tantissimo, cultura non è luminarie e decorazioni giganti per le vie della città, cultura è valorizzazione e divulgazione della storia e dell’arte di un luogo, educando alla bellezza.

Foto in apertura: il Sarcofago di Publio Elio Sabino. Ritrovato nel 1598 nell’area dell’antica abbazia benedettina di San Marziano, il sarcofago fu inizialmente ospitato all’interno della Cattedrale e nel 1904 fu concesso in deposito dalla Diocesi al Museo Civico di Tortona.

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Maria Angela Damilano

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