Prosegue ricco di colpi di scena lo scontro nella politica novese, e continuiamo a provare a raccontarlo come una partita di scacchi. Eccoci alla terza puntata del “gambetto di donna”.
Nella seconda “analisi” avevo concluso prevedendo un rischio di stanca nel gioco.
“Il rischio è di uno stallo – scrivevo – fino a quando Bertoli non deciderà di giocare la mossa finale. La partita rischia di diventare estremamente noiosa. L’impressione è che qualcuno stia pensando che questa non è una partita a scacchi, ma a poker, che quello di Bertoli sia solo un bluff, e che sia giunto il momento di andare a vedere le carte”.
Lo stallo c’è stato, ma è durato poco più di due settimane. Nel consiglio comunale di lunedì 21 dicembre, trasmesso in diretta su youtube causa covid, quel che resta del centro destra novese è andato all’attacco con una strategia difficilmente comprensibile che infatti si è rivelata fallimentare.
L’assessore al bilancio Delfino e il segretario della Lega Perocchio (che solo per una seduta consigliare ha consentito a Luisa Baruffa di essere davvero capogruppo, poi è tornato in campo) hanno sostanzialmente dato la colpa dell’aumento della tariffa rifiuti a chi li ha preceduti. Muliere e Tedeschi a nome della passata amministrazione hanno ribadito punto su punto, ma l’impressione è che la Lega in consiglio abbia continuato a giocare la sua partita contro il gruppo del Pd, partita già chiusa oltre un anno e mezzo fa con la vittoria elettorale. A quanto pare, l’unica strategia che viene continuamente messa in campo è quella di dare la colpa di tutto a chi li ha preceduti. A oltre un anno e mezzo dalle elezioni, diventa sempre meno credibile.
Non c’è stato nessun tentativo di aggiungere consensi ai pochi voti ufficialmente rimasti alla giunta Cabella. Da un lato l’attacco a testa bassa ai Dem, il cui no era ovviamente scontato, dall’altro nessuna apertura a “solo Novi” di Bertoli.
Nel suo intervento Giacomo Perocchio ha costretto – volontariamente o meno – al voto contrario la cinquestelle Zippo, citando il termovalorizzatore come soluzione ai problemi della raccolta rifiuti. Una opzione che viene vista come il diavolo dal movimento fondato da Grillo, e che peraltro non era né oggetto di discussione, né rientra nelle facoltà del comune di Novi lo scegliere se realizzare o meno un simile impianto. In sostanza, Perocchio ha tirato fuori un tema che aveva certamente a che fare con i rifiuti, ma che avrebbe potuto sorvolare se avesse voluto nutrire qualche speranza di raccogliere il voto di Lucia Zippo, immunizzandosi dal possibile voto contrario del gruppo di Bertoli.
Marco Bertoli ha passato tutta la serata del dibattito in silenzio. Cosa che non è da lui, e che avrebbe dovuto insospettire. Infatti, ha lasciato che Lucia Zippo dichiarasse il suo voto contrario, non facendo cenno alle intenzioni di voto del suo gruppo.
Al momento del voto, mentre la maggioranza si aspettava un suo voto di astensione, il gruppo “solo Novi” ha affondato il colpo. Per la prima volta Cabella è andato sotto, e su un tema fondamentale come quello della tariffa rifiuti, propedeutico alla votazione sul bilancio di previsione che avrebbe dovuto avvenire tra Natale e Capodanno, ma che è stata rinviata.
Il bilancio di previsione dovrà aspettare, ma visto che quello del 2020 è stato approvato con 10 mesi di ritardo…
Il risultato del voto è giunto così inaspettato nei banchi della maggioranza che lo stesso presidente del consiglio comunale Oscar Poletto ha contato i No come Si e viceversa, proclamando l’approvazione del provvedimento per poi correggersi subito dopo, su suggerimento di chi gli ha detto che aveva sbagliato i conti. Ma è evidente che non è il solo ad aver sbagliato i conti.
Se questa è una partita a scacchi, ora il Re è sotto scacco e non si vedono vie di uscita dalla posizione. Ora la partita è in mano a Bertoli: nella prossima mossa può dare scacco matto.
Quel che si è capito è che Bertoli non sta bluffando, e che nel consiglio comunale di Novi il sindaco non ha più la maggioranza. L’esito della partita sembra davvero scontato, ma non dimentichiamoci che la politica è l’arte del possibile. A volte, pure dell’impossibile.
Le puntate precedenti:
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Un commento su “Il gambetto di donna – parte terza”
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La partita a scacchi non è giocata da personaggi di uguale spessore; da una parte c’è un marpione e dall’altra un pivello. La mossa di scacco matto è nella discrezione e quello che è assurdo che, lo sprovveduto , non sembra accorgersene o quanto meno non la tiene in debito conto, a voler essere buoni.
La strategia messa in atto è a dir poco suicida, invece di cercare di fronteggiare i pezzi di arrocco, attacca i pedoni che hanno posizione statica. Se non mettono in campo l’unico pezzo, da poco in gioco, ma in grado di tenere ferma la scacchiera , non c’è storia.