Indubbiamente, con la gestione “cabelliana” del Comune di Novi, il rapporto istituzionale con Alessandria si è consolidato. Non sappiamo se ciò sia dovuto alle trascorse frequentazioni alessandrine del Sindaco, là dove, indubbiamente, ha lasciato il segno. C’è chi dice, invece, che tutto debba essere ricondotto allo stretto rapporto tra i due giovani rampolli leghisti, ossia tra colui che a Novi fa e disfa ed il capo alessandrino (del quale si vocifera, fra l’altro, che ambisca ad essere il futuro Sindaco del capoluogo): costui “suggerirebbe” la linea al giovane novese, il solerte rampollo la riferirebbe al nonno, che, ligio, esegue.
Fatto sta che gli alessandrini si sono “fumati” almeno cinque milioni di euro che, legittimamente, il Comune di Novi avrebbe potuto – o, meglio, dovuto – rivendicare. In dialetto si tratta di seinque miliouni ‘d dubioni; in inglese five millions; in francese cinq millions; in tedesco fünf millionen; in spagnolo cinco millones; si scusi la traduzione multilingue, ma in Giunta ci sono dei foresti. Beninteso, si tratta di euro, ovvero 9.681.350.000 di vecchie lire, che, lo sappiamo, non sono più in corso; ma la cifra, scritta nel vecchio conio, fa ancora più impressione.
Che la linea ferroviaria di Terzo valico insista profondamente sul territorio di Novi, condizionandolo pesantemente, è cosa nota; ma tale linea non passa assolutamente sul territorio alessandrino. Però Alessandria, che ospita soltanto una cava per ricoverare lo smarino proveniente dai cantieri, godrà vantaggi dalla nuova ferrovia: una enorme, nonché immotivata differenza.
Nel passato i Comuni interessati all’opera avevano ottenuto fondi, diciamo compensativi, per un progetto unitario di sviluppo dei territori; pertanto si rendeva necessaria la elaborazione di tale progetto. I Comuni, successivamente, decidevano di procedere ad una spartizione dei fondi, proponendo, ognuno, una o più opere. Inizialmente Alessandria, assai furbescamente (piatto ricco, mi ci ficco), aveva proposto, con il suo proverbiale spirito di solidarietà, di ripartire i quattrini in base agli abitanti, contando sui suoi oltre 93.000 residenti. E Comuni come Fraconalto, 326 abitanti, avrebbero ottenuto poco più di una ciocca di peperone da “pucciare” nella bagna càuda (olio, aglio e acciughe escluse).Chissà quale genio aveva elaborato la bella trovata, sicuramente uno che sa far di conto pro domo sua (nel senso di Lusiandria). Cassata la proposta, oltremodo risibile, è stata lanciata e condivisa una seconda ipotesi, più mitigata, con la quale gli alessandrini, “generosamente”, avrebbero “ceduto” qualche spicciolo rispetto alla primitiva idea (“ma che bravi!”, come esclamerebbe Fantozzi); anche nella seconda ipotesi, però, il capoluogo la faceva da padrone.
Nella nuova ripartizione Novi, o per meglio dire l’attuale Amministrazione comunale novese, otterrà 4 milioni e 819 mila euro (oltre ad una manciata di castagne secche, un caffè amaro di cicoria ed una pacca sulle spalle; a scelta, non si può avere tutto), mentre il comune di Alessandria riceverà 10 milioni e 250 mila euro (e una cassa di bollicine, per brindare al lieto evento). Un bel vantaggio per il capoluogo, ottenuto ai danni di Novi, ma anche degli altri Comuni interessati al passaggio della linea, ai quali, comunque, la costruenda ferrovia crea molti più problemi rispetto al capoluogo di provincia.
Se poi si va a leggere quanto prescrivono le norme, la questione diventa ancora più pesante; il D.P.C.M. (mai come in questi mesi abbiamo capito che cosa sia) del 27 dicembre 1988 sulle misure di mitigazione e compensazione recita di:“1) eventuali misure non strettamente riferibili al progetto o provvedimenti di carattere gestionale che si ritiene opportuno adottare per contenere gli impatti sia nel corso della fase di costruzione, che di esercizio; 2) gli interventi di ottimizzazione dell’inserimento nel territorio e nell’ambiente; 3) gli interventi tesi a riequilibrare eventuali scompensi indotti sull’ambiente”. Insomma, al di là del burocratese, la norma sostiene che chi sopporta più danni, più deve avere (“Elementare Watson”, direbbe Sherlock Holmes). Invece le cose, fino a questo momento, non sembrano andare così, anzi, appaiono rovesciate; è auspicabile che i poteri sovraordinati (Ministero, Commissario e Cipe) non si limitino a fare i ragionieri, ossia a prendere atto del “volere” dei Comuni, ma controllino la corrispondenza con le norme, trattandosi di quattrini pubblici.
Ora, come detto, è evidente che Alessandria (governata dalla Lega) la stia facendo da padrona e che Novi (governata da quel che resta della Lega) risulti essere una sorta di feudo alessandrino, in cui la città fa la parte del vassallo.
Il feudatario alessandrino (mente pensante, temporaneamente a Montecitorio) dapprima ha inviato al vassallo Cabella gli Assessori (quello che fu all’Urbanistica, ora azzoppato, e quello al Bilancio) e magari qualche consulente; ora il vassallo novese, in qualità di suddito, restituisce i favori?
E in tutto ciò, cosa pensa il Mungitor cortese? Il cui motto “Solo Novi” potrebbe essere tradotto in: “mogli e buoi dei paesi tuoi”. Dunque, oltre a cedere la sovranità comunale agli alessandrini, è disposto a cedere anche tutti quei quattrini?
Il valvassino, dicasi Diego dei selfie, non è estraneo alla questione: insieme al Sindaco del Cambiamento (volendo si può ridere, anche sguaiatamente), avrebbe discusso sulle prebende, tutto teso ad ottenere fondi per realizzare il “suo” Museo del Cioccolato. Museo osteggiato dall’opposizione, compresi i fuori-usciti dalla Lega. Adesso la Giunta comunale avrebbe deciso (il condizionale è d’obbligo, perché i signori cambiano idea ad ogni stormir di fronda) di non realizzare più il Museo, bensì di proporre una “Accademia Enogastronomica del Novese”, roboante definizione che riempie la bocca, ma che, allo stato, risulta essere una scatola, anzi, uno scatolone vuoto. Il comunicato della Giunta sostiene che nei mesi scorsi “si sono portate all’attenzione della cittadinanza diverse soluzioni legate alle produzioni tipiche” . Sarà, ma noi, forse distratti, non ce ne siamo accorti; abbiamo assistito, invece, alle beghe leghiste, che non è il caso di riproporre, ma che i novesi ricordano perfettamente. A meno che … per cittadinanza si intendano riunioni nelle segrete stanze, in compagnia di qualche “consulente”, di cui, ovviamente, non possiamo sapere.
A quanto pare l’idea della fantomatica Accademia – che dovrebbe essere collocata alla Cavallerizza – pare una proposta del Mungitore, il quale, pur essendo all’opposizione, detiene la delega per la valorizzazione dell’immobile – caso unico nella italica penisola -. Il progetto nascerebbe per dare l’ormai famoso “contentino” al Mungitor cortese, il quale potrebbe così votare (o quantomeno astenersi) il Bilancio. Insomma, dopo che le vacche sono uscite dalla stalla, costui è l’uomo più corteggiato da Cabella, fatto che suscita diverse invidie. Diego dell’autoscatto ingoierà il boccone amaro, senza colpo ferire? La sua idea, per la quale avrebbe dato anche la vita … del suo telefono cellulare, è sparita; e pensare che il giorno prima della decisione aveva dichiarato al giornalista veggente che il Museo del Cioccolato si sarebbe fatto. Colui il quale dovrebbe svolgere le veci del Sindaco, forse non era stato avvertito del cambio di rotta … e così ha fatto, è proprio il caso di dirlo, la figura del ciculatè.
Tornando ai quattrini perduti, è nostra impressione – vale per quel che vale, essendo noi faziosi, lo si ammette- che forse, oltre alle palle natalizie, nella trattativa sui fondi (qualora ci sia stata) i nostri/vostri/loro avrebbero dovuto chiedere ed ottenere più denari; forse, ripetiamo forse, sarebbe stato il caso di tirar fuori un altro tipo di palle … ma in questo caso non si possono noleggiare, né acquistare.
Il Malalingua
Non poteva mancare l’appuntamento con gli amici di piazza Dellepiane. Il solito intrattenitore diceva: “Han fat propriu i guadògni ‘d Giandon”, ovvero: hanno fatto un magro affare (frase che, però, in dialetto rende meglio).
Notizuola
La presidente leghista della Commissione Urbanistica del Comune di Novi si è dimessa dall’incarico. In verità, precedentemente era stata chiesta la sfiducia da parte dei Democratici “per scarsissima attività” della Commissione, riunita solo quattro volte dal suo insediamento. La Presidente, forse presa in contropiede (per la serie: tanto volevo scendere), nella lettera di dimissioni sostiene di aver avvertito Sindaco e Presidente del Consiglio comunale che sarebbe stato necessario rivedere la composizione della Commissione, considerato il cambiamento dei gruppi consiliari (frase che si potrebbe tradurre in “frana della Lega”); ma da fine novembre ciò non è avvenuto. Le Commissioni sono competenza del Consiglio comunale. Forse un siluro per Poletto?
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Un commento su “Piovono quattrini… su Alessandria”
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Non mi meraviglia più niente….