“Il bilancio di previsione per l’anno 2021 sarà approvato entro il 31 dicembre 2020”: era la promessa fatta al consiglio comunale dall’assessore al bilancio Maurizio Delfino in uno dei suoi primi interventi nella massima assise cittadina.
La fine dell’anno è passata, così come è passato gennaio e sta passando anche febbraio senza che il bilancio di previsione sia stato presentato al consiglio. È di questi giorni la discussione all’interno della commissione bilancio presieduta dal Dem Stefano Moro.
A proposito di commissioni, a regolamento sono pubbliche come il consiglio comunale, quindi devono essere trasmesse in diretta, non in differita.
Il consiglio comunale per l’approvazione del bilancio di previsione avrebbe dovuto essere convocato per i primi giorni della prossima settimana (il 15 e 16 febbraio) ma per ora di convocazione non c’è ombra, ed è probabilissimo che quella data sia ormai slittata.
Tutto dipende, come negli ultimi mesi a queste parti, dai desiderata di Marco Bertoli (sia chiaro, nella foto la fascia tricolore la ha posata un “moscone”, che magari qualcuno pensa che se la è messa lui). Da quando ha costituito il gruppo “solo Novi” con Bonvini e Sabbadin e ha mostrato che fa sul serio votando contro l’aumento della Tassa rifiuti, il “rimasuglio di maggioranza” (come Bertoli la chiama ogni volta che può, cioè sempre) ha capito che deve fare sempre i conti con lui.
In questo modo è lui ora il vero sindaco di Novi, in barba alle indicazioni degli elettori che hanno messo per un pugno di voti la fascia tricolore sulle spalle di Cabella.
Lo dimostrano le numerose retromarce a cui ha costretto la giunta novese, fino a smontare pezzo per pezzo il poco fatto finora.
Vediamole in ordine. La prima retromarcia è stata sull’aumento della Tari, come dicevamo. La seconda sul museo del cioccolato, che è diventato il recupero della cavallerizza e cosa ci si farà poi, lo deciderà il prossimo sindaco (a patto che Rfi non rigetti la richiesta perché incongrua). La terza retromarcia è stata sull’aumento dell’Imu, che sarà eliminato appena si approverà il bilancio di previsione. La quarta retromarcia è stata imposta sul riordino delle commissioni, richiesta dai leghisti con le dimissioni (non proprio spontanee) di Eleonora Gatti dalla presidenza della commissione urbanistica (a proposito, è stata più convocata?).
La quinta e la più clamorosa retromarcia è stata su sport in novi. Dopo un anno passato a cercare di mandarli via, ora gli chiedono per piacere di restare. Buum!
L’ultima retromarcia è sul mercato di via Roma, ma su questo Bertoli non può prendersi alcun merito: han fatto tutto da soli.
Maurizio Delfino, l’assessore che ha messo sotto tutela politica il Sindaco Cabella – che pare gradire molto di essere stato messo a balia – è l’uomo che tratta con Bertoli, che pone continuamente è un vero e proprio ricatto politico, che dichiara anche ai giornali. «O fate come dico io oppure non voto il bilancio». Il dilemma per il centro destra è pesante: o lo assecondano vanno a casa.
In questo assecondare dei suoi voleri, anche Bertoli è in difficoltà: se volesse davvero mandarli a casa e se fanno tutto quello che chiede, come fa a votargli contro? Basta volerlo. Ma è evidente che Bertoli si stia divertendo come un matto in questa fase. I novesi, un po’ meno.
Ma una volta passato il bilancio (con il voto di Solo Novi, o con la sua astensione, che è la stessa cosa), che ne sarà di Bertoli e dei suoi ultimatum? Probabile che passato lo scoglio del bilancio, Solo Novi torni ad essere solo una presenza fastidiosa in consiglio comunale, ma senza la possibilità con il suo voto di mandare a casa tutti. Almeno fino a quando non tornerà ad essere posto in discussione in consiglio il bilancio, cioè tra molti mesi.
Ci aspettano ancora anni – fino alla scadenza del mandato di Cabella – di questo teatrino tutto interno alla destra novese? Chi forse può sbloccare la situazione sono i Dem, che sono pur sempre il gruppo consigliare più numeroso. Una mozione di sfiducia a Cabella costringerebbe Bertoli e i suoi – e anche i 5 stelle – a decidere da che parte stare. O dalla parte del centro destra – e quindi stop alle polemiche e sotto al lavoro – oppure ridare il voto ai novesi. Tertium, non datur.
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