L’interpretazione della democrazia

La crisi del governo è giunta all’epilogo: un nuovo presidente è stato incaricato. Il Capo dello Stato ha chiaramente invitato tutte le forze politiche ad unirsi per superare il difficile momento che stiamo attraversando per il quale non è possibile sciogliere le camere ed andare ad elezioni anticipate.

L’incarico è stato conferito all’ex presidente della Bce, personaggio carismatico di statura internazionale, il quale ha dato ampia dimostrazione, nella direzione della banca centrale europea, di grandi capacità decisionali.

Tutta la parte politica avversa alla compagine governativa ancora in carica, ha accettato con soddisfazione l’invito e dopo alcuni distinguo anche la parte sfiduciata ha cominciato a garantirne la partecipazione. 

La stampa, pur con qualche distinguo, ha assecondato con euforia la svolta e unitamente alle trasmissioni televisive, sia private che pubbliche, e nei salotti degli opinionisti hanno messo in atto un atteggiamento giulivo. Hanno assecondato la soluzione del Presidente, bombardando con aggettivi di infinita bravura il presidente incaricato Mario Draghi, per comprovate capacità, riempiendolo d’incenso ed elevandolo a salvatore della Patria, pronosticandogli un futuro, da Presidente della Repubblica.

Naturalmente la compagine dimissionaria viene sminuita oltre la decenza. Composta, secondo la massa dei denigratori, da incompetenti ed incapaci, non in grado di gestire le difficoltà del momento pandemico, sia economiche che sanitario ed ancor meno portare avanti la gestione delle notevoli risorse Europee. Silenzio sull’azione per ottenerne l’assegnazione, tranne qualche rara eccezione. Sembra che siano naturalmente dovute o piovute dal cielo?

In sintesi dai commenti, dall’informazione e di certe parti ideologizzate, si può desumere, per chi non conosce la nostra realtà, enfatizziamo le dimissioni dell’esecutivo come se stessimo liberandoci da una dittatura. Descrivendolo nel peggior dei modi e facendolo apparire sostenuto da una maggioranza di incapaci senza arte ne parte, pur non avendolo mai sfiduciato, e tutto l’azione è stato un rabberciamento di approssimazione di norme atte ad aggravare la situazione contingente. 

Ma non è su questo che si vuole richiamare l’attenzione, ma su una riflessione di cosa intendiamo per democrazia e degli eletti che ci dovrebbero rappresentare.. 

Se il Capo dello Stato deve arrivare a dover ricorrere ad un governo gestito da una personalità fuori dal contesto politico con una atto d’imperio è alquanto significativo che la democrazia sia arrivata ad un livello di degrado intollerabile, incapace di correggere se stessa e non in grado di trovare soluzioni politiche, al proprio interno, neanche per fronteggiare una situazione emergenziale e di estremo disagio Nazionale.

Qualora l’imperio sia l’unica soluzione possibile per superare una contrapposizione ideologica è un chiaro indice di incapacità dei rappresentati a risolvere situazioni di gravità contingenti per lo più dovute a motivazioni di bottega, mascherate dietro farneticazioni di buoni propositi, facendosi scudo da norme e regolamenti non attinenti alla realtà dei tempi. La vera intenzione è difendere privilegi e interessi costituiti. Di fatto, hanno trasformato le aule parlamentari in un mercato del pesce, nel quale ognuno cerca di ottenere il meglio per se e per la parte di riferimento, nel quale è perfino venuto meno anche il decoro del linguaggio. Questa, in modo crudo quanto brutale , è purtroppo la realtà di una classe politica alla deriva. 

La storia non insegna niente: l’acvento del fascismo fu determinato dall’incapacità della politica di difendere l’interesse generale e dalla timorosa contrapposizione all’imperativo. Infine tutti osannarono il soggetto forte e le conseguenze le ricordiamo con la giornata della memoria.

Le dimissioni del governo, voluto non dal popolo, ma dalla parte di quelli che meglio godono vantaggi e privilegi di un sistema costituitosi su ideologie. Tengono in perenne conflittualità le masse di lettori con promesse che tutto deve cambiare, affinché nulli cambi; è un controsenso che ci portiamo dietro dalla annessione del regno delle due Sicilie, magnificamente descritto nel gattopardo.

La collaborazione nel governo tra il movimento portatore di una politica evolutiva, pur nell’incertezza embrionale, nel contesto di comportamenti atti a superar prevaricazioni che presentano il bene ed il mal e a secondo della convenienza e la sinistra, che da tempo ha perso i suoi riferimenti storici. 

La collaborazione stava cominciando a funzionare, tra non poche difficoltà , avevano iniziato a ragionare in termini di convergenza verso una coalizione d’intendi che è l’unica che può contrapporsi con successo alla deriva di un becero quanto sfrenato liberismo ed anche pericoloso.

Un liberismo abile nel creare condizioni di concentrazioni della ricchezza e sempre più estensione di povertà . Vedasi la flat tax, tassa proposta, tassazione dei paese privi di servizi a tutela sociale… il paradiso dei ricchi è lastricato dalla disperazione dei poveri.

Visto i trascorsi di Draghi non è improbabile che il welfare venga ridimensionato in salsa neoliberista, scemando la risposta riformista ed umanitaria, favorendo l’ingordigia del capitalismo, trasformando lo stato in una prateria di scorribande. Tutti quelli che gongolano al dissolversi del movimento 5 Stelle, sopratutto quelli della bassa borghesia, farebbero meglio a riflettere sull’azione socialdemocratica atta a consolidare ed ampliare le riforme umanitarie (bisogno, malattia, ignoranza e squallore).
Fa specie il ritornello diffuso dai media e dai politici liberisti, che apostrofano di inettitudine la compagine governativa dimissionaria ed invocano il governo dei migliori, come dire che bisogna ritornare a mettersi nelle mani della borghesia tecnocratica, di reale memoria, i soli che hanno la competenza e la capacità di governare?. 

Il partito democratico è frastornato, da tempo è in confusione sui principi socialdemocratici, alcuni dirigenti sono camuffati, travestisti da cavalli di troia neoliberisti che, li hanno disorientati, rendendoli incapaci di azioni risolutive e vista la situazione: l’azione del garante del movimento va guardata sotto il profilo di barriera a salvaguardia della tenuta del welfare. Sempre che riescano a rimanere uniti sotto il bombardamento di critiche ed insulti. Se non li avessero continuamente erosi con combinate feroci tra critiche e lusinghe, facendo leva sull’egoismo, incoraggiando gli indecisi, tutto avrebbe avuto un esito lineare. Ma con il denaro si può far credere di lastricare il sentiero del paradiso, mentre è la miopia di un società alla quale si vuol far credere che l’onestà è un’opzionale. 

Pagheremo lacrime e sangue per quello che sta succedendo: dietro alla confusione c’è sempre lo scopo dell’imperio acclarato per rimettere l’ordine presentato come la provvidenza.

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Francesco Giannattasio

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